La Confraternita

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La Confraternita di S. Rocco e di N.S. della Croce di Castagnabuona, risale agli inizi del 1900, fondata da un gruppo di confratelli iscritti nell’Assunta e che abitavano nella frazione, costituendosi con l’antico nome di “Venerabile compagnia di Nostra Signora del Suffragio”. Scopi di questa associazione, che negli anni cambiò il suo nome sino a giungere all’intitolazione attuale, erano il culto, la preparazione delle funzioni religiose e degli ottavari dei defunti, il suffragio, l’accompagnamento e la sepoltura dei defunti, opere di carità di vario genere, l’aiuto alle persone e alle famiglie bisognose e la venerazione dei santi patroni. Anticamente la Confraternita, il mattino del 16 agosto, “reduce” dalla processione di N.S. Assunta del giorno precedente in Varazze, all’alba raggiungeva processionalmente la chiesa di S.Caterina portando il crocifisso per poi svolgere la tradizionale processione dedicata a S. Rocco il pomeriggio stesso lungo le vie della frazione. Oggi i festeggiamenti religiosi del 16 agosto (giorno dedicato a S.Rocco) richiamano molti fedeli ed anche la sagra riscuote un buon successo. La suddetta confraternita è attiva nelle opere di carità e nell’organizzazione degli eventi religiosi della frazione oltre che nella partecipazione alle varie manifestazioni religiose che si tengono sul territorio varazzino e non solo, come le processioni entro la diocesi di Savona-Noli ed i raduni che si svolgono anche fuori dai confini diocesani.

 

Storia della Chiesa di San Rocco

La chiesa di San Rocco

Castagnabuona aveva in antichità una modesta cappella dedicata a S. Rocco. Nel 1577 gli abitanti della frazione manifestarono il loro disagio per la lontananza della parrocchia (S. Ambrogio); Mons. Ferrero disse loro di costruirsi la chiesa ed egli l’avrebbe eretta in parrocchia, sempre che si provvedesse alla dote necessaria per la cura. Non si fece niente. Nel 1589, San Nazario veniva eretta in parrocchia. Non si pensò ad altro e la vecchia chiesuola funzionò come semplice cappella campestre. Con questa denominazione viene citata nella autorizzazione vescovile data il 23 agosto 1624; al parroco è data la possibilità di potervi celebrare la Santa Messa per sei mesi “servatis in reliquis servandis”; nonché in altra data del 13 agosto 1626: “Si concede licenza di poter celebrare Messa nell’oratorio campestre di S. Rocco, nell’oratorio campestre di S. Bernardo di Castagnabuona di Varazze: vagli questa licenza finché Monsignor Illustrissimo e Reverendissimo visiterà detti Oratori, sempre che in essi vi siano i dovuti requisiti alla forma del Sacro Concilio”. La dedicazione a S.Rocco della primitiva cappella potrebbe indicarne il pro sorgere agli inizi del secolo XVI, allorché la devozione al Santo andava diffondendosi in Liguria e a Genova. Anche a Varazze la festa di S.Rocco si celebrava fin dai tempi antichi; lo attestano gli statuti delle varie associazioni artigiane che la rendono obbligatoria per i loro iscritti: la processione votiva che si snoda ogni anno il 16 agosto, alla quale intervengono col clero le confraternite nonché l’Amministrazione comunale: la figura di S.Rocco tra i protettori di Varazze compare nell’affresco in cornu-evangeli della Collegiata di S.Ambrogio e nella tela in cornu-epistolae in San Nazario. Memoria esplicita della chiesetta di S.Rocco si ha nei registri parrocchiali per il 1657, anno della terribile pestilenza che desolò Genova e Riviera: nella frazione di Castagnabuona perirono, in soli 4 mesi, ben 125 persone fra cui 47 capifamiglia. Alcuni deceduti ex contagio furono sepolti “in cappella Sancti Rochi propre ianuam in parte dextra” (nella cappella di S.Rocco nella parte destra), mentre la maggior parte furono sepolti “in campo” (“nu campu” è la parte terminale del crinale posto a levante della attuale chiesa e posto a quota leggermente più alta di quella della chiesa e della attuale Via alla Croce, già nota come “nu posu”) Il comune nella sua seduta del 12 maggio aveva estratto a sorte sedici dei Membri del Consiglio, dei quali due alla volta dovessero portarsi ad abitare in Castagnabuona: l’uno nella casa dell’Illustrissimo Governatore alle “Tessarole” e l’altro in quella dei Guastavino presso S.Rocco. Inoltre l’ufficiale di Sanità de Fazio Antonio deputò a collega altro de Fazio Olivio e decretò che fossero provvisti i bisognosi di ogni cosa a spese del pubblico. Fondò, finalmente, un lazzaretto in legno e fece chiudere tutte le strade di comunicazione. Anche i benemeriti religiosi Cappuccini andarono a gara a sollievo dei malati; il P. Gio Bernardo della nobile famiglia Donati di Genova, nominò il P. Paolo Maria da Pontremoli assieme ai laici professi Fra Carlo Maria da Pontremoli e Fra Francesco Maria da Finale che si adoperarono per rendere servizio ai malati. I primi a pagare tributo per il morbo furono proprio i due pontremolesi che vennero sepolti in detta Villa (Castagnabuona) presso la cappella di S.Rocco. Restò a prestar servizio il laico Fra Maria da Finale che si ammalò del morbo ma riuscì a guarire e far ritorno al convento, una volta cessata l’epidemia. La devozione a S.Rocco non si limitò ai giorni del pericolo ma fu una devozione ricca di riconoscenza e ammirazione, tanto che nel VI centenario della morte del Santo gli si tributarono omaggi straordinari anche a Castagnabuona: canti, luci panegirici e musiche. Dopo molti anni la chiesa di S.Rocco si presentava fatiscente: nel 1963 dopo una intensa mobilitazione della popolazione di Castagnabuona si cominciarono i lavori per la costruzione della nuova chiesa, da un progetto dell’ingegner Carlo Nocelli e sotto la direzione dell’ingegner Lorenzo Pizzorno. Grazie a generosi aiuti e prestazioni volontarie la costruzione procedette speditamente tanto che il 15 agosto 1964 poté essere benedetta dal Can. Giovanni Battista Baglietto, parroco di S.Nazario, e fu così aperta al culto. Il 16 agosto 1968 Mons. Giovanni Battista Parodi, Vescovo Diocesano, procedeva alla consacrazione dell’Altare Maggiore, presenti le autorità cittadine con a capo il Sindaco dott. Guastavino, numeroso clero e tanti fedeli. Purtroppo la zona ove è situata la chiesa è costituita da un terreno franoso che tende a scendere verso valle e questo movimento si manifesta in particolar a causa di infiltrazioni d’acqua. Nel 2004, per le conseguenti venature e la presenza di crepe nel pavimento, sui muri e sul soffitto, per questioni di sicurezza veniva chiusa (il quadro fessurativo denotava infatti una evidente instabilità della parte basamentale e delle fondazioni). Dopo alcune riunioni, la confraternita decise di effettuare i lavori necessari chiedendo aiuto agli abitanti. Grazie ad una manodopera molto efficiente di tanti volontari, il desiderio di riaprire la bella chiesina di campagna dopo tre anni di costante impegno si è avverato nel mese di maggio dell’anno 2007. La confraternita di S. Rocco e N.S. della Croce, che ha sede nella suddetta chiesa, conserva alcune opere da ammirare fra cui un “Cristo” tipico della tradizione ligure, molto bello, opera dello scultore savonese G.B. Rebagliati, del peso di 90 kg circa, due “Cristi” più piccoli opera del varazzino Agostino Vassallo, portati dai ragazzi ai quali viene tramandata questa nostra tradizione, la cassa lignea processionale di S. Rocco, donata per grazia ricevuta da Angelo Baglietto (U Battagin) per essere ritornato salvo dal secondo conflitto mondiale, una statua lignea di S. Teresa, un prezioso stendardo ricamato raffigurante da un lato S. Rocco e dall’altro la Madonna della Croce, un grande quadro ad olio del 1739 raffigurante i Santi protettori di Castagnabuona Rocco e Bernardo. Il giorno della festa di S.Rocco (16 agosto) dell’anno 2007 c’è stata l’inaugurazione della chiesa che, grazie alla fattiva e volontaria collaborazione di molti abitanti della frazione, è tornata agibile e disponibile per tutte le funzioni religiose che vi si svolgono.

Storia del Santuario di Nostra Signora della Croce

Il Santuario di N. S. della Croce

È il più antico luogo di culto della frazione. Il 7 ottobre 1244 papa Innocenzo IV, il genovese Sinibaldo Fieschi, si portò a Castagnabuona sul monte dove oggi sorge il santuario, nella sua fuga dall’Imperatore Federico II. Il pontefice dalla sommità del monte vide le galee di Federico II entrare nel porto di Savona giunte per catturarlo e riuscì a mettersi in salvo. Il papa proseguì per Stella San Martino, ma colpito da febbre rimase due settimane nel castello di Stella prima di continuare il viaggio il verso Mondovì e la Francia. Per ricordare questo importante avvenimento, lo stesso anno gli abitanti di Castagnabuona, costruirono un pilone con una croce che diede il nome alla collina: Monte Croce.

La croce in ricordo del passaggio di Papa Innocenzo IV

Nel 1245 venne costruita una piccola cappella con altare dedicata alla Madonna della Croce (l’attuale sacrestia del santuario). Già all’epoca il piccolo luogo di culto, diventò meta di fedeli che chiedevano la protezione della Vergine. Nel 1657 la peste colpì Castagnabuona provocando molte vittime. In quel periodo una pietosa donna di casa Accinelli della borgata di “Tessarole” si recava ogni sabato alla cappella della Madonna, portando l’olio per rifornire la lampada che ardeva davanti all’immagine portando con sé la chiave della porta della quale non vi era copia. Da un sabato all’altro trovava la lampada sempre accesa e con olio sufficiente come se vi fosse stato aggiunto da poco. A ricordo del grande fatto, i massari posero una lapide ora scomparsa.
Nel 1745 davanti alla piccola cappella, fu costruito un porticato per il riparo dei viandanti e dei pellegrini e due finestre. Nel 1790, nel punto dove la tradizione vuole che l’unico albero di ulivo della zona sia scampato al terribile gelo del 1709, iniziarono i lavori per la costruzione del santuario. Gli abitanti della frazione diedero anima e corpo per i lavori. Anche la colonia di pescatori varazzini di Gibilterra, venuta a conoscenza dell’iniziativa, inviò offerte con le quali fu acquistato il meraviglioso altare in marmo ancora oggi visibile, con relative balaustre e cancelli. Nel 1799 i lavori terminarono e il 18 ottobre la nuova chiesa fu benedetta.
La zona fu anche teatro di scontri tra le truppe austriache e quelle francesi guidate dal generale Andrea Massena nell’aprile del 1800.
Nel 1854 venne contattato lo scultore varazzino Michele Ramognino per la realizzazione dello splendido gruppo marmoreo raffigurante Cristo con la croce, la Vergine che intercede per la città e l’Angelo che ripone la spada vendicatrice. L’opera costò 2400 lire e venne collocata nella nicchia attuale, dietro la quale venne costruito il coro per evitare problemi legati all’umidità. Questa opera fu commissionata per lo scampato pericolo dal morbo del colera che risparmiò Varazze. Il municipio, il clero, le confraternite ed il popolo per ringraziamento, celebrarono una festa solenne il 15 ottobre 1854.

Il gruppo marmoreo dello scultore varazzino Michele Ramognino

Nel 1863 venne commissionata al pittore Francesco Semino una grande tela raffigurante il gruppo marmoreo e recante la scritta in manu tua salus nostra ovvero la nostra salvezza è nelle tue mani. L’opera venne benedetta l’8 settembre. Grazie ad un meccanismo veniva calata davanti alla nicchia del gruppo, nei giorni della festa. L’orafo Andrea Fazio aveva donato alla cappella una campana impegnandosi per la spesa della calce occorrente per erigere il campanile i cui lavori ebbero inizio nel 1866 e terminarono l’anno successivo.
La devozione nei confronti della Madonna della Croce, è sempre stata solida nel tempo. Basti pensare ai marinai e ai naviganti della città varazzina; prima di partire salivano al santuario per chiedere la protezione della Vergine S.S. e al loro ritorno, prima di andare dalle loro famiglie, facevano nuovamente visita alla Vergine per ringraziarla dello scampato pericolo. Ne sono testimonianza i numerosi ex voto presenti.
Il santuario possedeva una pineta, che gli era stata donata dal comune di Varazze, dove l’eventuale taglio di alberi sarebbe servito per coprire spese riguardanti le cappelle di N. S. della Croce e di S. Rocco. Purtroppo nel 1870 la pineta, venne confiscata con la legge dell’incameramento dei beni ecclesiastici e messa in vendita. Nel 1874 fu acquistata per 5780 lire da Domenico Fazio fu Stefano, che fu l’unico offerente di Castagnabuona. All’epoca chi acquistava beni che erano stati confiscati alla Chiesa, andava incontro alla scomunica. Il Fazio, da buon cristiano, con il consenso della popolazione, procedette al taglio dei pini che fruttarono 3010 lire con le quali, grazie anche a 1500 lire donate dai fratelli Fazio fu Benedetto e all’opera volontaria degli abitanti, costruì una casa a due piani attigua alla cappella della Croce, che doveva ospitare il sacerdote addetto al culto.
Tutto era pronto per accogliere il sacerdote, che avrebbe dovuto celebrare le funzioni. Furono interpellate diverse congregazioni tra cui i padri Passionisti, ma nessuna di queste accettò. Quando si era ormai persa ogni speranza, l’ordine dei padri celestini chiese il permesso all’allora Vescovo di Savona, di potersi insediare presso la cappella. Il permesso venne concesso ma dopo tre anni di insediamento, l’attività della suddetta congregazione presso Castagnabuona cessò. Il 15 febbraio 1885 con atto notarile, Fazio Domenico vendette la proprietà alla congregazione dei Figli di Maria Immacolata.
I tre sacerdoti che si insediarono alla Croce, per espressa volontà del cedente, s’impegnavano a celebrare la Messa tutti i giorni festivi in ora a comodo degli abitanti di Castagnabuona. Nei mesi di dicembre e gennaio le funzioni sarebbero state celebrate presso la cappella di San Rocco, esclusi i giorni dedicati a Maria da svolgersi nella cappella di monte Croce. L’attività dei sacerdoti procedette bene per una dozzina d’anni.
Il terreno venne vangato e vennero coltivate viti e piante da frutto. Il terreno, di cui ancora oggi si possono vedere le rovine del muro perimetrale, era molto esteso e vi operavano anche persone del paese. Alcuni abitanti impararono anche a leggere e scrivere da questi sacerdoti. Alla domenica molte persone partecipavano alla messa del mattino e alla recita dei vespri nel pomeriggio. Purtroppo rimasto solo e anziano, don Pietro Cadei il 18 novembre 1897, vendette casa e terreno al marchese Spinola. Negli anni tante furono le vicende legate a questo santuario, al quale la gente di Castagnabuona è sempre stata devota e ha sempre lavorato per qualsiasi necessità.
L’incendio del 26 febbraio 1980 provocò gravi danni alla cappella. Nel pomeriggio di quel freddo giorno d’inverno, appresa la notizia, un gruppo di confratelli e di volontari si recarono sul luogo per evitare il peggio. In una condizione di pericolo, mentre il fuoco stava bruciando le travi del tetto che sarebbe crollato da un momento all’altro, furono portati fuori dal santuario panche, sedie, lampadari, candelieri, alcuni ex voto e tutto quanto era salvabile. Purtroppo furono danneggiati in gran parte la pregevole tela del Semino, numerosi ex voto, il grandioso altare in marmo e le relative balaustre. Anche in quell’occasione il lavoro e le offerte della popolazione permisero di restaurare il secolare luogo di culto e, il 2 giugno 1985, venne benedetto da mons. Giulio Sanguineti vescovo di Savona.
Il 4 settembre 1988 si svolse il 12º raduno delle confraternite della diocesi di Savona. Il 4 giugno 1994 la parrocchia del Sacro Cuore di Gesù della Spezia dove era parroco padre Alfredo Fazio, ha donato al santuario due nuove campane che furono benedette da mons. Dante Lafranconi insieme agli automatismi e ad un orologio da torre. Negli anni dal 1995 al 1998 è stato ripristinato l’antico sentiero del “Ciappin” sempre grazie a volontari, dove venne collocata la “Via Matris Crucis” composta da sette stazioni riguardanti i momenti dolorosi della Madonna.
Nel 2000 iniziarono i lavori di ristrutturazione dei ruderi posti alle spalle del santuario dove oggi sorge la “Foresteria della Croce”, una casa per ferie ideale per il turismo giovanile e religioso. Essendo anche una struttura che si presta per ritiri spirituali, è molto frequentata da gruppi provenienti anche da fuori regione.

Feste religiose

Le principali ricorrenze del santuario sono il 25 marzo, festa dell’Annunciazione di Maria Vergine, il primo sabato e le prime due domeniche di settembre e l’8 settembre Via Matris.
In passato un rito molto importante avveniva in occasione dell’8 settembre: al mattino presto dall’oratorio di Nostra Signora dell’Assunta di Varazze, partiva una composta processione votiva, alla quale partecipavano molti fedeli, le confraternite e il comune. Si percorreva il vecchio “Ciappin” e, giunti dalla chiesa di S. Rocco in Castagnabuona, si univano la confraternita locale con il crocifisso e gli abitanti del paese. La processione era fatta a piedi scalzi, sia dai fedeli che dai cristanti. Giunti al santuario, si svolgevano le funzioni.

Descrizione

La chiesa è a navata unica con volta a botte, priva di decorazioni andate perse, insieme ad alcuni arredi, in un incendio nel 1980. L’unico altare, quello maggiore, è sormontato da un pannello in cui è rappresentato Cristo risorto. La chiesa è circondata da alcuni edifici destinati a scopi ricettivi. Sul luogo infatti convergono sentieri escursionistici provenienti da Celle Ligure, Varazze e Stella San Martino. Esiste un sentiero penitenziale lastricato di collegamento con la vicina e sottostante frazione varazzina di Castagnabuona.
Dallo spiazzo davanti alla chiesa si gode di un bel panorama su Varazze e su parte della Riviera ligure di ponente. La chiesa sorge infatti lungo il crinale che separa la valle del Teiro da Celle Ligure ed è collegato visivamente con il santuario della Guardia che sorge su una collina delimitante il limite orientale della vallata.

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