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2018
La piazza di San Rocco. Un francobollo pieno di storia. Seconda parte.
la PIAZZA agli inizio ‘900
Cartografia dei musei Vaticani…
Il papa passo probabilmente proprio in mezzo a quella che doveva essere la prima borgata di Castagnabuona che era probabilmente costituita da ben poche case e che oggi potrebbe essere identificata nella antica schiera di case contadine, edificata sul crinale e che terminava con la “torre” ben rinvenibile tutt’ora la cui tipologia e ben riconoscibile.
Quella strada collegava la costa varazzina all’entroterra e giungeva sino alle vallate piemontesi. Al papa Innocenzo IV, venne probabilmente consigliata quale via di fuga e vedremo in seguito le ragioni. Il ponteficie salì quindi con il seguito e prosegui sul monte dove oggi sorge il santuario della Croce e lo fece per fuggire dall’Imperatore Federico II.
Da lassù, dove oggi c’è il Santuario (a circa 300 s.l.m), il pontefice poteva addirittura vedere le galee di Federico II entrare nel porto di Savona. Erano state inviate e lì giunte, per catturarlo ma, attraverso quel ripido e tortuoso percorso, riuscì a mettersi in salvo.
Per ricordare questo importante avvenimento, lo stesso anno gli abitanti di Castagnabuona, costruirono un pilone con una croce che diede il nome alla collina: Monte Croce.
Nel 1245 venne poi costruita una piccola cappella con altare dedicata alla Madonna della Croce (l’attuale sacrestia del santuario). Nel 1745 davanti alla piccola cappella, fu costruito un porticato per il riparo dei viandanti e dei pellegrini e due finestre. Nel 1790, nel punto dove la tradizione vuole che l’unico albero di ulivo della zona sia scampato al terribile gelo del 1709, iniziarono i lavori per la costruzione del santuario Nel 1799 i lavori terminarono e il 18 ottobre la nuova chiesa fu benedetta.
Facciamo un salto nel tempo e fermiamoci al 1577.
Castagnabuona aveva già all’epoca una modesta cappella dedicata a S. Rocco che era ubicata al centro della piccola borgata e nel 1577 gli abitanti della frazione manifestarono il loro disagio per la lontananza della parrocchia (S. Ambrogio) tanto che un Monsignore (certo Ferrero) disse loro di costruirsi la chiesa ed egli l’avrebbe eretta in parrocchia, sempre che si provvedesse alla dote necessaria per la cura. Ma non si fece niente.
Nel 1589, ecco San Nazario veniva eretta in parrocchia e la chiesetta di Castagnabuona restò una chiesuola che funzionò come semplice cappella campestre. Certo è che la sua ubicazione non poteva che essere quella attuale a margine dell’antico ciottolato già menzionato prima. Con questa denominazione viene citata nella autorizzazione vescovile data il 23 agosto 1624; al parroco è data la possibilità di potervi celebrare la Santa Messa per sei mesi “servatis in reliquis servandis”.
Rifacciamo un nuovo salto nel tempo e sofferrmiamoci nel 1657.
Trent’anni dopo la “prima messa“ ecco che in quella borgata di contadini e maestri d’ascia, arriva la la peste e in quell’anno, quella terribile malattia provoco’ molte vittime. Perirono, in soli 4 mesi, ben 125 persone fra cui 47 capifamiglia. Alcuni deceduti ex contagio furono sepolti “in cappella Sancti Rochi propre ianuam in parte dextra” (nella cappella di S.Rocco nella parte destra), mentre la maggior parte furono sepolti “in campo” (“nu campu” è la parte terminale del crinale posto a levante della attuale chiesa e posto a quota leggermente più alta di quella della chiesa e della attuale Via alla Croce, già nota come “nu posu”). Il comune di Varazze, nella sua seduta del 12 maggio aveva estratto a sorte sedici dei Membri del Consiglio, dei quali due alla volta dovessero portarsi ad abitare in Castagnabuona: l’uno nella casa dell’Illustrissimo Governatore alle “Tessarole” e l’altro in quella dei Guastavino presso S.Rocco. Inoltre l’ufficiale di Sanità de Fazio Antonio deputò a collega altro de Fazio Olivio e decretò che fossero provvisti i bisognosi di ogni cosa a spese del pubblico. Fondò, finalmente, un lazzaretto in legno e fece chiudere tutte le strade di comunicazione. Anche i benemeriti religiosi Cappuccini andarono a gara a sollievo dei malati; il P. Gio Bernardo della nobile famiglia Donati di Genova, nominò il P. Paolo Maria da Pontremoli assieme ai laici professi Fra Carlo Maria da Pontremoli e Fra Francesco Maria da Finale che si adoperarono per rendere servizio ai malati. I primi a pagare tributo per il morbo furono proprio i due pontremolesi che vennero sepolti in detta Villa (Castagnabuona) presso la cappella di S.Rocco. Restò a prestar servizio il laico Fra Maria da Finale che si ammalò del morbo ma riuscì a guarire e far ritorno al convento, una volta cessata l’epidemia.
Tutto gravitava quindi attorno al nucleo dell’antica borgata, alla chiesa, al ciottolato e alla piazzetta.
(segue…parte terza)
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